#Mt. 18,21-35
“…Perdonerete di cuore “.
Immagino la faccia sbigottita di Pietro,
a cui devono essere mancate le parole,
sentendo quelle di Gesù.
Perché già trovare qualcuno in grado di perdonare “sette volte”,
è merce rara.
Premetto che ho conosciuto personalmente,
molto da vicino,
chi è stato in grado di perdonare chi gli aveva procurato il dolore più grande che si possa procurare a una persona.
So’ anche che c’è chi ritiene che il perdono sia “cosa facile”,
se uno si ritiene cristiano.
io mi ritengo “cristiano”,
ma con il perdono ho le mie belle difficoltà.
Che non vorrei avere.
Ma che invece ho.
Vorrei arrivare a perdonare al punto da non ricordare più cosa “sia capitato”
Ma mi è difficile.
Gesu’ sa’ che così è per me.
E per molti come me.
Naturalmente non tutte le cose da perdonare sono uguali.
Non tutte hanno la stessa gravità.
Credo però che non si nasca col “perdono” incorporato.
Non si trova sugli scaffali del supermercato,
e non si può acquistare.
Ma e’ dell’acqua del perdono,
sinceramente chiesto,
e sinceramente dato,
che ha bisogno il mondo,
e anche noi,
per trovare la via della pace.
Il perdono è “Grazia concessa da Dio” unita alla “nostra volontà”.
So’ che molti hanno questa difficoltà,
perché me lo dicono,
e ci soffrono.
“Prega perché arrivi a perdonare” mi viene chiesto.
Chi,
meglio di chi trova difficoltà nel fare una cosa,
può capire chi come lui,
ha difficoltà nel farla?
Però,
di fronte alle difficolta’ che troviamo a perdonare,
nessuno si scoraggi.
Il Vangelo di oggi non ci è donato per tormentarci,
o farci sentire “cattivi,
sbagliati,
inadeguati”.
È il demonio che ci tormenta e vuole farci sentire così,
non Gesù.
Se questo Vangelo ci viene donato,
è perché Gesù desidera che intraprendiamo un cammino.
È perché,
magari a piccolissimi passi,
in esso riusciamo.
E’ un cammino in verticale.
E’ la scalata di un monte.
Quello del calvario,
Da fare a mani nude,
e a piedi scalzi.
Costa lacrime.
E anche sangue.
Pero’ se oggi Gesu’ ci chiede di scalare Il monte del perdono,
lo fa’ perche’ ritiene che noi siamo in grado di farlo.
Certo,
non ci chiede di farlo in pochi istanti .
Forse ci vorra’ una intera vita.
Ma ne vale la pena.
La vista che godremo da lassu’,
ripaghera’ di ogni sforzo compiuto,
perche’ vedremo le cose nella loro interezza e bellezza.
L’aria che respireremo laggiu’ sara’ pura e salutare,
perche’ il perdono disintossica da ogni asprezza.
Fratello, e sorella.
Se oggi Gesu’ ci dona questa Parola,
e’ per farci un grosso onore.
Ci chiede di diventare “perdono”,
e di iniziare la scalata di questo monte.
E dunque di fare il primo passo,
che e’
“desiderare di perdonare”
Poi fare il secondo,
che e’
“Pensare a Lui che sempre ci perdona”.
E poi il terzo: “pregare per chi ci ha offeso e ferito”.
E poi il quarto: ‘fiducia in Dio che non ci lascia da soli in quest’impresa”
E poi “perseveranza”,
e poi……..chissà.
La strada e’ cominciata.
Buon cammino fratelli e sorelle cari.
Quanto vorrei essere già arrivato!!!
Quando arriverò spero di trovarvi tutti li!
Di fatto oggi io decido di “perdonare tutti”.
Questo voglio offrire.
Segniamo questa data.
Che diventi un “memoriale” nella nostra storia.
Che diventi il “Perdono day”
Santo martedì
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 18,21-35
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quel che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
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