DIOCESI DI CALTANISSETTA

“C’e’ un altro che da’ testimonianza di me” – Gv 5, 31-47

 

Gv 5, 31-47

“C’e’ un altro che da’ testimonianza di me”.
Abbiamo mai pensato a quanto è importante il ruolo della testimonianza nella nostra vita di fede?
A essa ricorro spesso.
Specialmente nei momenti di prova,
di dubbio,
di crisi,
è un’alleata preziosa.
Nei momenti di prova,
quando la presenza di Dio sembra essere rara come l’acqua nel deserto,
ecco che attingo alle mie scorte   d’acqua “personali”.
Attingo alla mia testimonianza.
Io sono infatti il principale testimone di quello che Dio ha fatto in me,
e per me,
nella mia vita.
Di come e’ stato “speranza” ,
quando di speranza più non avevo.
Di come è stato “risposta”,
quando l’ho invocato.
Di come ha organizzato incontri che sono poi risultati importanti,
determinanti anche,
nella mia vita,
avvenuti in maniera del tutto occasionale.
Di come ha asciugato le mie lacrime,
di come ha versato olio sulle mie ferite.
Di come è stato “mano forte”,
quando le forze mancavano.
Nei momenti in cui fatico a credere,
nei momenti in cui fatico a vivere,
quando mi chiedo se per caso tutto non sia stato un’illusione,
se davvero ne vale la pena,
eccomi li,
a snocciolare i grani del “Rosario” dei miei ricordi,
meditando i “misteri della mia vita”,
ricordando le esperienze passate con Gesu’.
E se magari in questo momento puo’ sembrare assente,
ancora si occupa di me.”
Davvero la nostra fede è un “tesoro prezioso”,
riposto in vasi fatti “di burro”,
che siamo noi,
tanto siamo fragili.
Davvero il mondo e il nemico,
questo tesoro,
cercano di strappartelo dalle mani,
e dal cuore.
Ma esiste in noi,
un altro che da’ testimonianza di Gesù.
Se ascoltiamo bene,
nel profondo del nostro cuore,
veramente sentiamo una voce,
quella dello Spirito Santo,
Che spinge a cercarlo ancora,
e ancora sempre di più,
a non arrenderci alle difficolta’.
Nessuno può strapparci lo Spirito Santo dal cuore.
E poi c’e’ la testimonianza dei fratelli.
Il loro agire per amore di Dio.
E per amore mio.
Quello della testimonianza e’ un dono prezioso che abbiamo nelle mani,
da donare anche agli altri.
Alla fine questo brano del Vangelo,
in questo periodo di Quaresima,
è anche un ‘occasione di esame di coscienza.
Che ti spinge a chiederti:
Che razza di testimonianza sono io di Dio?
Io che l’ho sperimentato,
vissuto,
incontrato,
sono testimonianza di Lui?
Com’e’ la mia vita?
Come sono i miei sguardi e i miei gesti?
Com’e’ il mio operare?
E il mio linguaggio?
Che linguaggio uso?
Alla fine l’unica testimonianza che resta e’ quella dell’Amore.
Amore dato,
amore ricevuto.
E’ questa l’unica testimonianza che il mondo riconosce.
L’unica di cui il mondo ha bisogno.
L’unica che parla al mondo di Dio,
anche se si dice di non credere,
che glielo fa’ pensare anche se non lo pensa mai.
Che gli fa’ sentire desiderio di Lui.
Preghiamo di riuscire ad essere amore e testimonianza.
perché siamo fragili,
e facilmente cadiamo..
Non importa se ora non produrrà effetto.
Un giorno,
forse lontano,
qualcuno si ricorderà di quella “testimonianza”,
arrivata tramite noi.
E la userà.
Forse per superare un momento difficile.
Forse per ritrovare Dio,
smarrito per le vie della propria vita.
Santa giornata.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».