DIOCESI DI CALTANISSETTA

Sabato della II settimana di Pasqua Gv 6,16-21

 

“Videro Gesu’ che camminava sul mare e si avvicinava alla barca,
ed ebbero paura”.

Perché mai i discepoli,
Invece di gioire,
pur sapendo che era Gesu’ quello che si avvicina loro,
ne ebbero paura?
Certo,
un uomo che “cammina” sulle acque agitate di un lago in tempesta,
incurante della forza dei venti e dell’acqua,
deve essere stato impressionante da vedere.
Non avrebbero dovuto,
invece,
essere nella gioia?
Non avrebbero forse dovuto dire: “Signore vieni”?
Perché dunque queste sensazioni?
Non ho certo delle risposte “sicure” ma molti di noi abbiamo avuto paura di Gesu’….
quando volevamo essere “i signori della nostra vita” .
Scegliere noi cosa era bene e cosa era male.
Vedere avvicinare Gesu’,
scegliere di farlo salire sulla nostra barca,
Ci ha fatto “temere”.
Che prezzo avrebbe avuto farlo salire?
Cosa avrebbe voluto in cambio?
Cosa avrebbero detto gli amici?
E poi,
c’erano delle cose,
degli aspetti della nostra vita,
cui non volevamo assolutamente rinunciare,
e che invece Gesù ci avrebbe chiesto di “gettare al mare”.
in più,
tenevamo nascoste
nella “stiva”
delle cose che non volevamo che nessuno vedesse.
Dio incluso.
Come se già non le conoscesse!!!
Ecco perché abbiamo avuto paura di Gesù.
il cuore dell’uomo e’ spesso come il mare in tempesta
che i discepoli stavano affrontando.
Un cuore incostante e in continua agitazione.
A volte Dio fa’ paura.
Ma Dio fa’ paura soprattutto quando non lo si conosce bene.
Quando non si e’ capito,
sperimentato,
che Dio e’ amore,
che è unico che non ti “frega” ,
l’unico che davvero “tiene a te”
“Non temere” è la prima cosa che Dio dice ai discepoli,
non appena raggiunge la barca.
“Non temere” è la prima cosa che Dio dice a noi,
non appena raggiunge la nostra.
“Da te non voglio nulla se non la tua felicità”,
sembra dire.
Fare salire Gesù sulla nostra barca e’
la cosa piu’ giusta che possiamo fare.
La migliore.
Il “mare della vita”,
e anche quello del “cammino di fede” ,
e’ come una traversata verso “l’altra riva”
Quante tensioni,
quante delusioni,
quante difficolta’.
Certo non mancano le tempeste.
Ma con Gesu’ sulla barca,
cambia tutto.
Gesu’ non toglie il timone della barca dalle nostre mani,
mai.
Non vuole il comando della nave.
Ma la Sua mano e’ sulla nostra spalla.
Fa’ da bussola,
indica la via,
suggerisce il cammino.
Ascoltarlo o no,
è però scelta nostra.
E poi fa’ da “ancora”
fa’ da vela e da timone.
E se occorre,
ci fara’ camminare sulle acque sopra il mare in tempesta.
Certo,
non ci abbandonera’.
Questa e’ certezza.
Fratelli e sorelle,
oggi Gesu’ si avvicina a noi dicendo
“Sono io.
Conosco il tuo mare in tempesta.
Non temere.
Fammi salire”.
Che si fa’?
Facciamolo salire.
E non facciamolo piu’ scendere.
Sara’ la scelta migliore della nostra vita.
Sia benedetto Gesu’,
“Tutto” della nostra vita.