Ascoltate questo, popoli tutti,
porgete l’orecchio, voi tutti abitanti del mondo,
voi, gente del popolo e nobili,
ricchi e poveri insieme.
La mia bocca dice cose sapienti,
il mio cuore medita con discernimento.
Porgerò l’orecchio a un proverbio,
esporrò sulla cetra il mio enigma.
Perché dovrò temere nei giorni del male,
quando mi circonda la malizia
di quelli che mi fanno inciampare?
Essi confidano nella loro forza,
si vantano della loro grande ricchezza.
Certo, l’uomo non può riscattare se stesso
né pagare a Dio il proprio prezzo.
Troppo caro sarebbe il riscatto di una vita:
non sarà mai sufficiente
per vivere senza fine
e non vedere la fossa.
Vedrai infatti morire i sapienti;
periranno insieme lo stolto e l’insensato
e lasceranno ad altri le loro ricchezze.
Il sepolcro sarà loro eterna dimora,
loro tenda di generazione in generazione:
eppure a terre hanno dato il proprio nome.
Ma nella prosperità l’uomo non dura:
è simile alle bestie che muoiono.
Questa è la via di chi confida in se stesso,
la fine di chi si compiace dei propri discorsi.
Come pecore sono destinati agli inferi,
sarà loro pastore la morte;
scenderanno a precipizio nel sepolcro,
svanirà di loro ogni traccia,
gli inferi saranno la loro dimora.
Certo, Dio riscatterà la mia vita,
mi strapperà dalla mano degli inferi.
Non temere se un uomo arricchisce,
se aumenta la gloria della sua casa.
Quando muore, infatti, con sé non porta nulla
né scende con lui la sua gloria.
Anche se da vivo benediceva se stesso:
“Si congratuleranno, perché ti è andata bene”,
andrà con la generazione dei suoi padri,
che non vedranno mai più la luce.
Nella prosperità l’uomo non comprende,
è simile alle bestie che muoiono.
Commento
Il salmo è un annuncio sapienziale a tutti i popoli, agli uomini di tutte le condizioni. L’annuncio parte da un proverbio, da un enigma, cioè da una verità velata, che il salmista spiegherà sulla cetra. Il proverbio, che presenta a metà della composizione e alla fine è questo: “Nella prosperità l’uomo non comprende, è simile alle bestie che muoiono”.
Il salmista pone subito una domanda per destare l’attenzione e far emergere nei suoi ascoltatori il problema: “Perché dovrò temere nei giorni del male, quando mi circonda la malizia di quelli che mi fanno inciampare?”. La risposta degli uomini sarebbe: “Perché essi sono forti, sono ricchi e mi possono sopprimere, possono rendere infelice la mia vita”. Ma non c’è da temere visto che “essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza”. Infatti tutta la loro ricchezza non li salva dal fatto che ogni uomo dovrà morire. Il loro denaro è impotente a stornare da loro la morte. Dio ha posto la morte a punizione della colpa dell’uomo e nessun uomo può dare a Dio oro e argento perché sia liberato dalla morte. Il ricco potrà ricorrere a medici di prim’ordine pagandoli profumatamente, ma questo “non sarà mai sufficiente”, poiché ineluttabilmente verrà anche per lui la fine, e dovrà lasciare ad altri le sue ricchezze.
I buoni e i perversi muoiono tutti, ma nell’aldilà c’è differenza. Gli empi scendono agli inferi e vi resteranno per sempre. Dio darà all’uomo pio la liberazione dalla stretta degli inferi, e questo avverrà in Cristo: “Certo, Dio riscatterà la mia vita, mi strapperà dalla mano degli inferi”. Come si vede il salmo presenta lo scheol non come un aldilà generico, poiché vi è in esso un luogo di eterna condanna. Un luogo distinto da quello dei giusti, che sono in attesa della vita in cielo e della risurrezione gloriosa.
Il salmista afferma chiaramente che Dio lo farà risorgere dai morti, in una risurrezione di vita. L’empio avrà una risurrezione di morte perché resterà nell’abisso infernale per sempre: “Gli inferi saranno la loro dimora”.
Dunque “Non temere se un uomo arricchisce”, poiché “quando muore, infatti, con sé non porta nulla, né scende con lui la sua gloria”.
Il salmista poi smaschera la stoltezza dell’empio. L’empio è tanto cieco da credere che sarà lodato e ricordato perché gli si riconoscerà che ha seguito la strada giusta. Ma non è così, perché tutto ha sbagliato; la prosperità l’ha accecato poiché: “ Nella prosperità l’uomo non comprende, è simile alle bestie che muoiono”.
Magnificat
L’anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà
della sua serva. *
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *
e santo é il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza
del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,*
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen