Lo stolto pensa: “Dio non c’è”.
Sono corrotti, fanno cose abominevoli:
non c’è chi agisca bene.
Dio dal cielo si china sui figli dell’uomo
per vedere se c’è un uomo saggio,
uno che cerchi Dio.
Sono tutti traviati, tutti corrotti;
non c’è chi agisca bene, neppure uno.
Non impareranno dunque tutti i malfattori
che divorano il mio popolo come il pane
e non invocano Dio?
Ecco, hanno tremato di spavento
là dove non c’era da tremare.
Sì, Dio ha disperso le ossa degli aggressori,
sono confusi perché Dio li ha respinti.
Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele?
Quando Dio ristabilirà la sorte del suo popolo,
esulterà Giacobbe e gioirà Israele.
Commento
Il pensiero guida dello stolto è che Dio non esista. Non si tratta tanto dell’ateo, quanto dell’uomo che, abbandonando Dio, si rivolge agli idoli. Del resto l’ateo non esiste, esistendo solo il negatore. Negato Dio, l’uomo si rivolge agli idoli, arrivando in definitiva a idolizzare se stesso, il suo io. L’abbandono di Dio porta con sé il precipitare nell’iniquità. Inizialmente, in chi abbandona Dio, rimane l’eco dei valori ricevuti, dei valori proposti dalla coscienza, ma pian piano, inesorabilmente, essi si sgretolano, poiché ne è stata rimossa la radice della quale vivono.
Gli empi si fanno grandi come Dio, ma Dio è, e rimane, l’Altissimo, e il salmista presenta questo con un antropomorfico piegarsi di Dio dal cielo per vedere “Se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio”.
Storicamente il salmista guarda ai capi d’Israele che hanno traviato il popolo e lo hanno depredato. Se fossero stati fermi nel Signore non avrebbero temuto l’assalto degli invasori, invece “hanno tremato di spavento”. Dio li ha rifiutati e sono finiti con Israele nella rovina dell’esilio babilonese.
Il salmista è pieno di speranza e sa che la salvezza verrà da Sion: “Chi manderà da Sion la salvezza d’Israele?”. La manderà Dio per mezzo di una rinnovata attesa del popolo nel futuro Messia. Ma, ora, questa salvezza è già avvenuta ed è palpitante nella Chiesa. Un giorno anche Israele esulterà di questa salvezza quando entrerà nella nuova Gerusalemme senza le mura (Cf. Zc 2,8), cioè la Chiesa.
Magnificat
L’anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà
della sua serva. *
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *
e santo é il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza
del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,*
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.