Martedì della XVII settimana del tempo ordinario
Conosciamo tutti la parola del grano e della zizzania.
Quella di strappare la zizzania è, forse, la tentazione più grande della nostra epoca e della nostra vita.
Non è che gli operai si sbaglino, la cosa migliore sarebbe quella di togliere tutta la zizzania.
Perché lasciare spazio a quello che non è buono?
Non sarebbe meglio eliminarlo?
Il fatto è che non si può.
Non sarebbe meglio per noi eliminare tutti i nostri difetti, le nostre dipendenze, i nostri peccati?
Certo che sarebbe meglio, e spesso ci mettiamo davvero sotto per farlo.
Ma non si può.
Non si può eliminare la zizzania dalla nostra vita.
In fondo i filtri di Instagram e di Tiktok non sono questo?
Il cercare una perfezione che non esiste?
E infatti una volta spento il telefono, è lo specchio a rivelarci chi siamo.
Ci siamo fatti fregare da chi ci ha detto che la vita di ogni persona e in particolare del cristiano deve essere perfetta.
Non è vero!
Questo è il nemico che ci parla, cercando di proporci un’immagine della persona di fede completamente irraggiungibile. Quando poi ci accorgiamo che non riusciamo a diventare perfetti come vogliamo ci abbattiamo, pensiamo sia colpa nostra e perdiamo fiducia e speranza in noi stessi e in Dio.
Il nemico è così che vince: facendo di noi persone senza fiducia e senza speranza.
Siamo chiamati a vivere con chi siamo, portando la bellezza dei nostri doni e il peso della nostra imperfezione, amati come solo il Padre ci ama.
Questo non significa arrendersi, significa che ogni passo di crescita e miglioramento non può essere davvero tale se non parte da una posizione di stabilità, dove guardandomi allo specchio vedo una persona a cui voglio bene.
Non c’è più un risultato da ottenere schiacciati dall’ansia da prestazione, ma un cammino da fare con serenità.
Chiediamo al Signore la grazia di accogliere con affetto quello straniero che mi guarda nello specchio.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 13,36-43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Parola del Signore.