O Dio, perché ci respingi per sempre,
fumante di collera
contro il gregge del tuo pascolo?
Ricòrdati della comunità
che ti sei acquistata nei tempi antichi.
Hai riscattato la tribù che è tua proprietà,
il monte Sion, dove hai preso dimora.
Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne:
il nemico ha devastato tutto nel santuario.
Ruggirono i tuoi avversari nella tua assemblea,
issarono le loro bandiere come insegna.
Come gente che s’apre un varco verso l’alto
con la scure nel folto della selva,
con l’ascia e con le mazze
frantumavano le sue porte.
Hanno dato alle fiamme il tuo santuario,
hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome;
pensavano: “Distruggiamoli tutti”.
Hanno incendiato nel paese tutte le dimore di Dio.
Non vediamo più le nostre bandiere,
non ci sono più profeti
e tra noi nessuno sa fino a quando.
Fino a quando, o Dio, insulterà l’avversario?
Il nemico disprezzerà per sempre il tuo nome?
Perché ritiri la tua mano
e trattieni in seno la tua destra?
Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi,
ha operato la salvezza nella nostra terra.
Tu con potenza hai diviso il mare,
hai spezzato la testa dei draghi sulle acque.
Tu hai frantumato le teste di Leviatàn,
lo hai dato in pasto a un branco di belve.
Tu hai fatto scaturire fonti e torrenti,
tu hai inaridito fiumi perenni.
Tuo è il giorno e tua è la notte,
tu hai fissato la luna e il sole;
tu hai stabilito i confini della terra,
l’estate e l’inverno tu li hai plasmati.
Ricòrdati di questo:
il nemico ha insultato il Signore,
un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome.
Non abbandonare ai rapaci la vita della tua tortora,
non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri.
Volgi lo sguardo alla tua alleanza;
gli angoli della terra sono covi di violenza.
L’oppresso non ritorni confuso,:
il povero e il misero lodino il tuo nome.
Alzati, o Dio, difendi la mia causa,
ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno.
Non dimenticare il clamore dei tuoi nemici;
il tumulto dei tuoi avversari cresce senza fine.
Commento
Il salmo è stato composto dopo la distruzione del tempio ad opera dei Babilonesi (2Re 25,9; 2Cr 6,19). (Non è accettabile l’ipotesi che il salmo si riferisca al tempo di Antioco Epifane, il quale profanò e saccheggiò il tempio, ma non lo diede alle fiamme (1Mac 1,20; 2Mac 5,15s), poiché lo dedicò a Giove Olimpio (2Mac 6,2). Inoltre il salmo presenta la distruzione di tutti luoghi di culto di Israele, che infatti erano rimasti nonostante la forte centralizzazione operata a favore del tempio di Gerusalemme).
Il salmista è un pio giudeo non deportato (2Re 25,12) che ha visto il furore dei Babilonesi contro il tempio del quale rimangono solo “rovine eterne”; “eterne” perché totali, senza alcuna possibilità di restauri. Sconcertato, il pio giudeo innalza a Dio il suo lamento, ma non con disperazione. Egli esordisce con un interrogativo desolato: “O Dio, perché ci respingi per sempre, fumante di collera contro il gregge del tuo pascolo?”. A questo interrogativo fa seguire subito quanto Dio ha fatto “nei tempi antichi” per il suo popolo: “Hai riscattato la tribù che è tua proprietà, il monte Sion, dove hai preso dimora”.
Il pio giudeo non si preoccupa del resto della città dove i palazzi dei ricchi e dei potenti sono stati incendiati e le mura abbattute, geme per la distruzione del tempio, e innalza la sua preghiera a partire dalla vista di quelle rovine. Egli presenta a Dio l’azione blasfema dei nemici contro il santuario, chiamandolo così in causa, poiché egli è il grande offeso, e invocando che ritorni a sostenere Sion: “Volgi i tuoi passi a queste rovine eterne: il nemico ha devastato tutto nel santuario(…). Hanno dato alle fiamme il tuo santuario, hanno profanato e demolito la dimora del tuo nome”. La profanazione avvenne con la loro presenza di pagani nel tempio, con lo spargimento di sangue di quanti erano a servizio del tempio, con l’innalzamento degli stendardi militari e religiosi (Nm2,2; 1Nac 1,45s) babilonesi, in segno di supremazia dei loro dei su Dio. La loro azione contro Dio abbracciò tutti i luoghi di culto a Dio: “Distruggiamoli tutti”.
Le insegne di Gerusalemme presenti nel frontone del tempio furono bruciate e sostituite, e ora il pio giudeo sente la pressione dei vincitori Mancano anche profeti che possano dare una parola di luce, e nessuno dei superstiti di Gerusalemme è capace di azzardare una data. Geremia aveva fatto la profezia di 70 anni di esilio (Ger 25,11; 29,10), ma di questa il pio giudeo del salmo non ne sapeva nulla, perché le parole di Geremia erano state bloccate (Cf. Ger 36,23).
Il pio giudeo continua a pregare facendo appello a quanto in passato ha fatto per Israele per liberarlo dall’Egitto: “Tu con potenza hai diviso il mare, hai spezzato la testa dei draghi sulle acque”, “I draghi” sono i coccodrilli del Nilo, simboleggianti i carri da guerra dell’esercito egizio; essi sono stati schiacciati mentre si avventavano come coccodrilli sull’inerme Israele.
“Il Leviatàn” era un serpente gigantesco a sette teste della mitologia Cananea, il salmista lo prende a simbolo dell’Egitto vinto al mar Rosso. Il “branco di belve” sono gli squali del mar Rosso”. “Tu hai fatto scaturire fonti e torrenti”; si allude al miracolo dell’acqua che sgorga dalla roccia durante il percorso nel deserto. “Tu hai inaridito fiumi perenni”; allude ai tempi di siccità coi quali ha colpito gli uomini. Dio è dunque sovrano di ogni cosa, niente a lui può opporsi: “Tuo è il giorno e tua è la notte, tu hai fissato la luna e il sole; tu hai stabilito i confini della terra, l’estate e l’inverno tu li hai plasmati”.
Dopo avere ricordato le grandi opere di Dio, la sua sovranità su tutto, il salmista ritorna a presentare a Dio l’insulto che ha subito da parte dei suoi avversari, affinché intervenga in favore del suo polo umiliato: “Ricòrdati di questo: il nemico ha insultato il Signore, un popolo stolto ha disprezzato il tuo nome”; “Alzati, o Dio, difendi la mia causa, ricorda che lo stolto ti insulta tutto il giorno. Non dimenticare il clamore dei tuoi nemici; il tumulto dei tuoi avversari”. Ma innanzi tutto il salmista fa appello all’alleanza: “Volgi lo sguardo alla tua alleanza”.
La Chiesa ha visto e vedrà l’odio profanare e demolire le sue chiese, ma essa, tempio del Dio vivente, non sarà mai vinta in virtù della nuova ed eterna alleanza stabilita nel sangue di Cristo.
Magnificat
L’anima mia magnifica il Signore *
e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà
della sua serva. *
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *
e santo é il suo nome:
di generazione in generazione la sua misericordia *
si stende su quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza
del suo braccio, *
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni, *
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati, *
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo, *
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva promesso ai nostri padri,*
ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen