Martedì della XVIII settimana del tempo ordinario
“E’ un fantasma”.
Non Gesù ti costringe a salire sulla barca e a proseguire il cammino.
Ma la vita.
Così come non si puo’ impedire alla vita di fermarsi,
e di portare con sè i propri bagagli di
gioie e dolori,
così non si può rimanere fermi nella fede.
Non si puo’ dire di avere fede finché ci troviamo in compagnia di Gesù,
su terreno fermo,
dopo averlo visto operare guarigioni,
moltiplicare pani e pesci.
Quanto e’ facile dire di aver fede,
quando tutto procede tranquillo e calmo.
Ma come si fa’ presto a vacillare,
a pensare che tutto e’ perduto,
che ci siamo illusi,
quando ci si trova in “acque agitate”,
col vento che soffia impetuoso,
e sembra che anche Dio ci abbia abbandonato.
“E’ un fantasma”,
dicono vedendolo camminare sulle acque,
i suoi apostoli.
Ma non è Lui che è un fantasma,
ma la fede in Lui.
Una fede che ha bisogno di passare
allo stato solido.
Fede che quando c’è ti fa’ camminare sulle acque infide e agitate delle tue paure.
Fede che anche nel buio della notte piu’ oscura,
ti rende in grado di andare spedito verso di Lui.
Fede che anche quando ti senti abbandonato ti rende in grado di sentire la Sua voce che ti dice:
“Coraggio,
sono Io,
non avere paura”.
E di raggiungere il porto della serenità.
Fede che ti vedrebbe
affondare,
quando viene a mancare,
se non sei lesto ad afferrare la Sua mano,
che come salvezza ti porge.
Mano che ti sorregge,
nela tua mancanza di fede.
“Io credo Signore.
Aiutami nella mia incredulita’”.
Fratelli e sorelle,
oggi il Signore viene a far un “tagliando alla nostra fede”.
Questo brano oggi,
viene a farci scendere dal cavallo della superbia,
e a farcj cavalcare l’asinello dell’umiltà.
Ma viene anche a ricordarci
che talvolta la fede la troviamo proprio
dentro la tempesta che stiamo attraversando.
Che anche la prova piu’ dura puo’ essere benedetta,
se questa fa’ si che Lui salga sulla nostra barca,
la nostra zattera,
sul relitto della nostra vita,
e il viaggio da quel momento in poi venga affrontato,
non piu’ da soli,
contando sulle nostre forze,
ma con Lui.
Gesu’ noi crediamo in Te.
Vieni sulla barca della nostra vita.
Naviga con noi.
Rafforza la nostra fede.
Qualunque cosa accada,
fa’ che non ti lasciamo mai.
Sia Benedetto Gesù,
nostra salvezza.
Dal Vangelo Mt.14, 22-36
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.