Mercoledì della XVIII settimana del tempo ordinario
“Guai a voi”
È una pagina di Vangelo da meditare “frase per frase”,
quella di oggi.
Il “guai a voi” di Gesù ricordano quello dei genitori
quando intendono fare stare lontano i figli da qualcosa che ritenevamo brutto e dannoso per la loro vita e per la loro anima.
Monito che Gesù indirizzava,
allora,
agli uomini “religiosi” di quel tempo,
ai farisei e ai dottori della Legge,
pur sapendo che probabilmente non lo avrebbero ascoltato.
Oggi invece,
indirizza a noi,
a tutti noi,
questo stesso monito,
invitandoci con forza a essere “veri” nel nostro essere credenti.
A vivere una religiosita’ vera.
Perché essa racconta al mondo il nostro rapporto con Dio,
che non sopporta falsita’.
Religiosità che non puo’ essere cosa morta,
o di facciata,
come quella di “un sepolcro imbiancato”.
Ma che deve essere fresca e bella come quella di un fiore di primavera.
sembra quasi che Gesù voglia dirci:
“Guai a voi che andate a Messa,
recitate il Rosario,
fate tante preghiere,
che però somigliano più ai gesti magici,
volti a ottenere la benevolenza Divina,
più che a gesti di fede fatti con amore”.
“Queste invece erano cose da fare,
senza trascurare quelle”.
Come a dire:
“Sono cose giuste da fare,
ma vanno fatte col “cuore” giusto,
colmo d’Amore per Dio e il prossimo.”
Se fatte con amore,
esse produrranno amore,
e ci faranno crescere in esso.
Avranno il sapore dell’autenticità.
Saranno gesti benedetti.
Che non vivremo come un peso.
Perché quella Messa,
quel Rosario,
la nostra religiosità,
sapranno della vera essenza di noi.
E a chi vede,
parleranno di Dio.
Di un Dio vero.
Vivo.
Presente.
Amico.
Dolce.
Sorridente.
Sia benedetto Gesu’,
Dio che ci guida a guardarci dentro.
Per portarci alla vita vera,
che è stare con Lui per sempre.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,42-46
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».