Giovedì della XXX settimana del tempo ordinario
Oggi ci viene raccontata la chiamata dei primi discepoli: dodici come i patriarchi del popolo d’Israele, i figli dello stesso padre Giacobbe, fratelli di sangue ma chiamati a riscoprire nella loro vita il vero senso della fraternità.
Il gruppo degli apostoli, così diversi tra loro, trova una radice comune: i dodici riconoscono la chiamata del Signore come fondamento di ciò che sono e fanno. Come loro, così anche noi siamo chiamati e scelti dal Signore e invitati a trovare la sorgente della nostra unità non in una presunta volontà comune ma nella vocazione di Dio.
Questa la buona notizia per tutte le volte in cui fatichiamo a stare con l’altro e con le sue diversità, per quando la comunità sembra mettere vicino caratteri e caratteristiche incompatibili. Il nostro stare insieme, il nostro essere chiesa riposa nella preghiera e nella chiamata di Gesù che non si stanca di sceglierci, chiamarci, inviarci.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 6,12-19
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante.
C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti impuri venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.