Lunedì della I settimana di Quaresima
Oggi siamo
sollecitati a prendere in considerazione la serietà del momento presente.
Un “allora” introduce le varie parti del discorso, proiettandoci in un futuro che sarà decisivo e definitivo.
Un “quando” ci riporta alla densità del presente, in cui concretamente si gioca tutto.
Quell'”allora” si costruisce oggi, nell’impegno quotidiano, nel “sì” o nel “no” pronunciati qui ora.
Una minaccia incombente? Tutt’altro!
È il riscatto della vita dal “non senso”, dal “vuoto”.
Ogni istante si carica di eternità e, in tal modo, viene sottratto all’inesorabile fluire del tempo che tutto vanifica.
Non solo!
Ci si rende conto,
con gioioso stupore, che esso è gravido di Dio.
Sì, è nel tempo, in questo tempo che mi è dato di vivere, che io posso incontrarlo.
Mi viene incontro negli eventi più comuni.
Posso riconoscerlo, servirlo, amarlo nell’umile sembiante di chi mi passa accanto.
E che cosa c’è di più grande, di più esaltante?
Altro che vivere con la paura del giudizio!
Dio mi ama tanto che non attende l’ora dell’incontro finale: entra nella mia vita già oggi.
Mi fissa i suoi appuntamenti là dove vivo ordinariamente e vuole che nessun frammento della mia esistenza vada perduto.
Sì, veramente sono prezioso ai suoi occhi!
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,31-46
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».