Giovedì santo
Immaginiamo le occhiate furtive tra di loro, l’imbarazzo.
Che sia veramente impazzito?
Lo seguono con lo sguardo, in silenzio.
Si alza da tavola.
Si spoglia dei suoi vestiti.
Si copre con un grembiule.
Prende un secchio, dell’acqua e si mette a lavare i loro piedi. Uno per uno. Senza fretta.
Li asciuga con il grembiule che si è annodato in vita.
E poi si riveste e si risiede ancora con i suoi.
Silenzio. Nuovo imbarazzo.
Gesù non prende tra le mani la testa dei discepoli, con tutti i loro sogni, gli ideali e i propositi. Il Figlio di Dio si mette in ginocchio davanti alla ciurma scompaginata dei suoi amici e prende tra le sue mani i loro piedi, cioè il contatto con la terra, le fragilità, le debolezze, le povertà. I piedi sono l’equilibrio, il cammino e reggono tutto il peso del corpo. I piedi dicono verso dove stiamo andando e verso chi stiamo camminando.
I piedi possono fare radici, sprofondare nell’immobilità e gonfiarsi di egoismi.
Questa sera, i nostri piedi, sono nelle mani di Gesù. Così come sono, senza prelavaggi.
Il Rabbi di Nazareth ci spoglia di tutte le nostre maschere e di tutte le nostre corazze.
Davanti a Lui possiamo essere quello che siamo, non dobbiamo vestire altri panni o entrare nel ruolo.
Davanti a Gesù possiamo davvero svestirci di tutti i nostri travestimenti.
Lui conosce il nostro cuore, sente vibrare le nostre passioni e nostri dolori, conosce la nostra sete di verità e le povertà quotidiane del nostro vivere.
Non alza la testa sopra la caviglia, non fa differenze tra amici e nemici, tra i fedeli e i traditori.
I piedi di Giovanni e i piedi di Giuda sono passati nelle Sue mani senza distinzioni.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 13,1-15
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».