Mercoledì della IV settimana di Pasqua
Grida, il Signore,
ha parlato,
ha operato,
ha guarito.
Ora gli resta solo più la voce,
levata con forza,
per cercare, in qualche modo,
di perforare la corazza che abbiamo messo nel nostro cuore. Grida: lui porta la luce, lui ci parla di Dio, lui ci conduce a Dio, lui lo conosce Dio, perché lui e il Padre sono una cosa sola.
Le parole che proferisce provengono direttamente dal Padre, da Dio, non sono frutto di una raffinata speculazione spirituale.
Come luce giungono alla porta della nostra anima ma, necessariamente, l’ultimo passo lo dobbiamo compiere noi.
Accogliere quelle parole, lasciarci condurre alla vita eterna, che è la vita di Dio, l’Eterno. O rimanere alla nostra idea piccina e asfittica di Dio. Non si tratta di credere in Dio ma nel Dio di Gesù. E questo è ciò che possiamo fare in questo tempo pasquale, togliere dalla nostra idea di Dio, dalla nostra esperienza, tutto ciò che proviene dalle nostre paure, dalle nostre lentezze, per accogliere sempre e solo quanto Gesù ha detto del Padre.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 12, 44-50
In quel tempo, Gesù esclamò:
«Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo.
Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».