Martedì della VI settimana di Pasqua
Quante volte facciamo questo tipo di esperienza?
A causa della tristezza, dei problemi, del dolore, perdiamo di vista la cosa più essenziale della nostra vita, e non abbiamo più in noi la domanda giusta che potrebbe condurci alla risposta giusta.
È come se il Vangelo volesse dirci che alcune volte siamo talmente assorbiti da ciò che stiamo vivendo tanto da dimenticare ciò che conta.
“Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò”.
Gesù stabilisce la necessità della sua partenza. Anzi essa è la condizione affinché possa arrivare lo Spirito.
È un argomento questo scottante ma anche rivoluzionario: l’amore è amare fino al punto di saper fare un passo indietro affinché l’altro abbia la possibilità di emergere in tutta la sua unicità.
L’amore che non permette mai all’altro di crescere, di decidere autonomamente, di diventare se stesso, allora non è amore ma schiavitù travestita d’amore.
Gesù sta dicendo questo ai suoi discepoli: “devo andarmene altrimenti non sarete mai messi nelle condizioni di crescere, di lasciare cioè che lo Spirito operi in voi la liberazione che vi ho annunciato”.
In questo senso non dobbiamo avere paura dell’assenza quando essa nasce dall’amore e non dall’abbandono. Il problema vero è capire la sottile differenza.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».