Martedì della XIV settimana del tempo Ordinario
Esiste un male peggiore dell’essere allo stesso tempo muti e indemoniati?
È difficile immaginare il dolore di quest’uomo, dilaniato nell’intimità più profonda e impossibilitato a condividere la sua situazione con chiunque.
Eppure non siamo forse troppo lontani dall’atteggiamento che contraddistingue molti di noi, che siamo portati a tenerci tutto dentro, a vergognarci della debolezza e a parlare di tutto tranne di ciò che conta davvero nella vita. L’indemoniato però ha ricevuto un grande dono, quello di un “traghettatore” che lo ha condotto davanti a Gesù, il Salvatore.
Non sappiamo cosa abbia detto dopo la sua guarigione ma dalla reazione delle folle possiamo immaginare che fossero parole belle, forse parole di speranza. Ai farisei non piace per nulla questa salvezza… essi rappresentano quel sistema che pur di mantenersi in vita strumentalizza la sofferenza delle persone pur di averle sotto controllo. I veri indemoniati sono loro, che scambiano colui che libera con il suo esatto contrario.
Gesù si differenzia dai farisei anche per lo stile che caratterizza la sua missione: non sfrutta il clamore delle folle per innalzare sé stesso ma si mette in cammino per raggiungere più gente possibile. E lo fa diversificando la sua azione, che spazia dalla sinagoga alle piazze, in cerca di chi ha più bisogno di conforto. Ma le folle sono numerose e da solo è impossibile raggiungere tutti. La preghiera è sorprendente… il Signore mandi operai nella sua messe. Operai disposti al servizio e non pastori che cercano il proprio interesse!
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9,32-38
In quel tempo, presentarono a Gesù un muto indemoniato. E dopo che il demonio fu scacciato, quel muto cominciò a parlare. E le folle, prese da stupore, dicevano: «Non si è mai vista una cosa simile in Israele!». Ma i farisei dicevano: «Egli scaccia i demòni per opera del principe dei demòni».
Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».