Mercoledì della XXVII settimana del tempo ordinario
Le conosciamo, le preghiere, almeno le principali, almeno quelle per un un defunto o quando ci troviamo davanti ad un pericolo imminente.
Parole mandate a memoria da bambini e ripetute come una filastrocca, poi riposte nel cassetto della devozione da aprire in rare occasioni.
Magari un segno di croce prima di dormire e un’avemaria biascicata perché non si sa mai.
Ma no, spesso, non sappiamo veramente pregare.
Sappiamo le preghiere senza conoscere cosa sia davvero la preghiera, quella che spingeva Gesù a svegliarsi nel cuore della notte, solo, per appartarsi e dialogare col Padre.
Perciò i discepoli, e noi, rimaniamo colpiti, turbati: perché la preghiera, vedendo pregare Gesù, può essere qualcosa di diverso da quella cosa noiosa che immaginiamo.
Perché capiamo che in quella preghiera Gesù trova tutta la forza e l’intimità per raccontare di Dio.
Allora, Signore, davvero, insegnaci a pregare.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,1-4
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».