SANT’AMBROGIO, VESCOVO E DOTTORE DELLA CHIESA
Venite a me, dice il Signore.
Pone una sola condizione per andare da lui: quella di essere affaticati, stanchi, provati.
Dalla vita, dalle scelte, dalla quotidianità, dalle incomprensioni, dai nostri sbagli, dalle ferite che ci hanno inflitto; stanchi dentro, stanchi di vivere così.
E la condizione di essere schiacciati, oppressi: dalle preoccupazioni, dalla paura di non farcela, dai mille pensieri che ci frullano nella testa, dal senso di smarrimento che a volte attanaglia il nostro cuore.
Non pone altre condizioni, non ci chiede di essere dei bravi ragazzi o di essere pentiti dai nostri errori o di essere dei devoti pronti a tutto.
Sono talmente larghe le maglie della sua rete da accogliere tutti coloro che invece di chiudersi a riccio, di piangere le proprie pene, si mettono in cammino. Sì, andiamo da lui, ancora e ancora, giorno dopo giorno, Natale dopo Natale, per sederci alla scuola del Maestro, mite, pacificato, amabile, amato, amante.
Perché fra tutti i pesi che inevitabilmente la vita ci carica, quello del Vangelo è il più lieve e il più dolce, perché è il peso dell’amore.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 11,28-30
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».