Io non lo conoscevo, dice Giovanni.
Il primo a credere e testimoniare, a capire che non era lui la luce, ma poteva parlare della luce.
Chissà cosa ha visto esattamente, come ha capito che lo Spirito era con quel nazareno enigmatico e mite.
È quello a cui siamo stati chiamati tutti i cristiani dopotutto: conoscerlo, o riconoscerlo, all’interno della nostra vita, in luoghi e spazi in cui non l’avevamo mai visto, dove non c’eravamo resi conto che, in realtà, c’era sempre stato.
Sono istanti effimeri, che però rimangono impressi nella memoria del cuore.
Quei momenti che sembra che tu sia stato chiamato a vedere, e che rimangono a volte come un piccolo segreto fra te e lo Spirito, cose che accadono o si manifestano di cui solo tu potevi capire l’importanza per la tua vita.
E sembra un riconoscersi reciproco, uno scambio di sorrisi veloce durante la giornata impegnativa, fra te e la realtà, donata e costruita in questo modo da chi era prima di te.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 1,29-34
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio