Venerdì dopo le ceneri
In quel bicchiere di acqua e in quel tozzo di pane che il digiunante si concede come sostentamento per uno o più giorni, vi è la volontà e la necessità di eliminare ciò che non è necessario.
In un mondo che ci spinge all’accumulo continuo, il digiuno diviene l’unica pratica per apprezzare quel tozzo di pane nella sua essenza.
Quanti pensieri su noi stessi che immagazziniamo nel tempo, sbagliati, che ci portiamo come etichette e vanno a caricare il nostro zaino emotivo fino a esplodere in rabbia o apatia verso la realtà che viviamo e le persone a noi più vicine?
Il Signore in questo tempo ci invita a digiunare, a entrare nelle nostre profondità, a perdonare lati del nostro carattere che non comprendiamo, ad abbracciare ferite non ancora risolte, a non soffermarci troppo su quello che abbiamo lasciato, ad abbracciare il nostro zaino, più leggero, e continuare il nostro cammino.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9,14-15
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».