Martedì della I settimana di Quaresima
La preghiera è un atteggiamento che contraddistingue il nostro essere discepoli.
Per chi ha iniziato il percorso di conversione al Vangelo, la logica del Dio di Gesù, la preghiera diventa qualcosa di essenziale per dimorare, scoprire, meditare, crescere nella vita interiore.
Spesso però abbiamo un’idea della preghiera come di una sorta di estenuante lista della spesa in cui convincere un Dio, distratto o permaloso, a occuparsi di noi e delle nostre vicende, dei nostri guai… non è così!
Gesù ci richiama a una cosa molto semplice, che non abbiamo bisogno di sfinire Dio a furia di parole, a furia di riti, a furia di devozioni, che in qualche modo magicamente lo costringano a volgersi a noi:
il Dio a cui ci rivolgiamo è un Padre, un Padre che sa di cosa abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo, un Padre di cui avvertiamo la presenza, che invochiamo con l’unica e straordinaria preghiera che Gesù ci ha insegnato.
Facciamo nostra questa preghiera oggi in questo cammino quaresimale: riscopriamo cosa vuol dire rivolgerci a Dio come un figlio si rivolge a un padre, proviamo ancora a scoprire la bellezza e lo stupore di essere concittadini dei santi e familiari di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».