DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Gv, 5,31-47

Giovedì della IV settimana di Quaresima

Giovanni Battista, le opere compiute, il Padre, la Scrittura, le parole di Mosè: tutti danno testimonianza su Gesù, tutto converge nell’aiutarci a comprendere la sua profonda identità, la sua reale missione.
tutto ci conduce ad interrogarci su chi sia veramente il Signore.

Eppure niente, gran parte dei nostri contemporanei credono di credere, si accontentano di un’appartenenza solo esteriore, culturale, sociale, al cristianesimo.
Non vedono e non odono perché non vogliono vedere e ascoltare.

La ragione è semplice, dice il Signore: sono pieni di loro stessi, delle loro convinzioni, ricevono gloria gli uni dagli altri, se la cantano e se la ballano inamovibili nelle loro certezze.
E così si perdono Dio.

Solo un cuore aperto alle continue sorprese di Dio è in grado di aprirsi all’accoglienza di quanto oggi ha da dire.

Solo una mente curiosa e capace di mettersi in discussione può riconoscere le tracce della presenza di Cristo nella propria vita, allora come oggi.

La fede è un dono, certo, ma raggiunge e viene accolta solo da chi, sul serio, accetta di mettersi in gioco, di scrutare, di indagare.

Senza dare per scontato quello che conosciamo, senza pensare di tenere in tasca la verità.

Se davvero desideriamo Dio, se davvero cerchiamo di vedere la sua gloria, la sua bellezza, se davvero reputiamo la gloria degli uomini (il consenso, i like, il giudizio delle persone) inferiore (subalterno, penultimo, consequenziale) alla conoscenza di Dio e del suo amore, allora possiamo avere un cuore libero per scrutare, conoscere, accogliere.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 5,31-47

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».