Mercoledì della III settimana di Pasqua
Non è la manna che può colmare il nostro cuore, ma la presenza stessa di Dio, e non di un Dio qualunque, ma del Dio che Gesù è venuto a raccontare, del Padre che ha un solo desiderio: la salvezza e la felicità dei propri figli.
Gesù, qui e altrove, rade al suolo le nostre piccole visioni di Dio, sconfessa le nostre immagini di un Dio irremovibile, accigliato, scontroso e ambiguo, sommo egoista bastante a se stesso, severo giudice e preside che spera solo di coglierci in fallo.
Dio, invece, è un Padre che vuole ostinatamente la nostra salvezza, più di quanto noi stessi la desideriamo.
Questo è il pane di cui abbiamo veramente bisogno: il pane della consolazione, della salvezza, della tenerezza infinita di Dio.
Più delle cose di cui abbiamo bisogno per vivere ci è necessario l’amore e, in questo caso, la sorgente stessa dell’amore che ci permette di non cedere mai alla disperazione.
Ci sono persone che hanno tutto: successo, denaro, fama, ma che muoiono interiormente perché non sanno amare.
Altri, invece, che nella povertà assoluta hanno incontrato la sconfinata ricchezza dell’amore di Dio.
È l’amore ciò di cui abbiamo infinitamente bisogno.
Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,35-40
In quel tempo, disse Gesù alla folla:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete.
Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».