Lunedì della quarta settimana
Oggi troviamo un Gesù severo, autorevole.
La sua autorevolezza nasce dal principio, dal suo nome: l’Emmanuele è veramente il Dio con noi che non abbandona mai la sua creatura.
E lo sarà fino alla fine sulla croce, in mezzo ai due malfattori, con quelle braccia distese che abbracciano tutta l’umanità.
In questo abbraccio l’umanità è riconosciuta come amata e ciascuno di noi può affidargli la propria umanità fatta di cadute, di fatiche, di giudizio, di rivalità, di mancato amore che perdona sempre.
È come se Gesù volesse dirci:
“ama senza riserve e, quando non sarai amato, ama di più perché sarai riflesso dell’amore del Padre!”.
Da qui nasce l’ammonizione «togli la trave dal tuo occhio» prima di scorgere la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello.
Perché?
Perché anche se nell’occhio del fratello ci fosse una trave, tu sei amato di un amore che non finisce e, se ricordi la tua identità di peccatore perdonato, non puoi che perdonare. Sempre, anche se rimanesse soltanto il cuore per farlo.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7,1-5
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello»