Giovedì della terza settimana
Fatti due conti in tasca, dice il Signore.
Sei chiamato a perdonare sempre perché sempre ti viene perdonato.
Ad amare sempre perché ti scopri amato.
Sempre ad essere felice perché credi nel Dio felice che ti vuole felice.
Sei un po’ come il servo della parabola che è riuscito a spendere diecimila talenti, quanto produce una nazione in un anno.
Un debito insanabile, impossibile, assurdo che, assurdamente, gli viene condonato.
Ma che, invece di farlo gioire, lo scatena nella follia.
Il servo perdonato getta in prigione il collega che gli deve poche migliaia di euro.
Invece di sentirci continuamente a credito con la vita, gli altri, Dio, e crescere nell’insoddisfazione e nel vittimismo, facciamo memoria di quanto abbiamo ricevuto, di quanto siamo amati e perennemente perdonati.
Siamo capaci di perdonare perché perdonati, perché per primi siamo stati toccati dalla grazia e dalla compassione.
Diventando capaci di perdonare settanta volte sette.
Paolo Curtaz
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 18,21-19,1
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.