Mercoledì della quarta settimana
Lo sguardo del primo lavoratore della vigna, scuro di rabbia, è una finestra aperta sul nostro cuore stanco e affaticato.
Sbircio nelle sue stanze e ci trovo stanchezza, rabbia, senso di ingiustizia, invidia, paura di non essere visto e di essere considerato uno dei tanti.
Un cuore grigio, come se del fumo ne oscurasse la chiarezza del sentire.
Ed è così, infatti, che succede ogni volta che qualcuno che desidera le nostre stesse cose le ottiene con metà della fatica e metà del tempo.
Quanta rabbia e invidia ci assale il cuore, quando è demoralizzato e desolato?
Perché a me che lotto con fatica e determinazione contro quelle paure che fanno di tutto per minare alla base i miei desideri di vita piena, i miei sogni non è dato di viverli ancora?
Perché tutta questa fatica è toccata a me?
E se guardassimo dall’altro lato della finestra, cosa vedremmo?
Forse i nostri occhi giudicano male?
Vedo un Signore serafico e orgoglioso di ogni lavoratore della sua vigna, delle strade che ciascuno di loro ha percorso.
A ogni strada una lotta diversa dalle altre.
A nessuno di noi è risparmiata la fatica, tutti siamo sotto lo stesso sole caldo ad aspettare che il Signore ci consegni il dono per noi al momento giusto.
Un dono uguale per tutti, magari arrivato per strade diverse, ma identico nella quantità per ciascuno: la vita vera, tonda e luminosa di figli e figlie amate di un Padre che nella fatica non ci lascia soli, ma esce dalla sua casa più e più volte e ci chiama perché nessuno resti a mani vuote.
Gesuiti-Getupandwalk
Rifletto sulle domande
Quando ti è capitato di essere come il primo vignaiolo?
Quale fatica che stai vivendo trovi ingiusta e vuoi affidare al Signore perché la viva con te?
In che modo vivi l’attesa di un dono?
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».