DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Mc 6,17-29

MARTIRIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA

Il martirio di San Giovanni Battista non è una festa come le altre.
Sarebbe bello se ci fermassimo un’istante a dirci ad alta voce: “si può far festa in un giorno in cui si fa memoria di un morto ammazzato?”.
Il cristianesimo ci ha abituati a guardare con occhi diversi il martirio fino a quasi dimenticarci quanto possa essere paradossale mettere la parola festa accanto a un omicidio violento.

Eppure è una festa, e lo è perché quando capitano certe tragedie ci sembra che i vincitori siano gli uccisori e i vinti gli uccisi,
ma con il tempo ci si accorge che i veri vincitori sono quelli che sembra abbiano perso, e le vere vittime
(di loro stessi innanzitutto)
sono proprio gli assassini.
Erode, Erodiade, Salomè che fine avranno fatto?
Saranno stati poi davvero felici dopo la morte del Battista?
E i mafiosi che uccisero don Pino Puglisi saranno stati poi così soddisfatti negli anni successivi?
Per non parlare di quei kamikaze che si fanno scoppiare durante qualche Natale in quei paesi dove i nostri fratelli soffrono ancora le persecuzioni più cruente, cosa c’avranno guadagnato, il paradiso?
Io nel paradiso di un dio che mi dice di uccidere non vorrei mai entrarci.
E non ci saranno entrati neppure loro perché un dio così è troppo banale per essere vero, e solitamente la regia che c’è dietro certi delitti guarda caso non si sporca mai in prima persona.

È facile fomentare un fragile perché compia stragi, ma è difficile dare la propria vita perché gli altri vivano.
Gesù lo ha fatto, e con Lui una schiera immensa di altri martiri.
Oggi è la festa di un uomo così.
È la festa di un morto ammazzato che rimane più vivo dei suoi persecutori sopravvissuti.
Oggi è la festa di un testimone che continua a predicare con un Vangelo fatto dono.
Oggi è la festa di un santo che ha letteralmente perso la testa per Dio.
#dalvangelodioggi

Rifletto sulle domande
Chi è stato di particolare ispirazione per le mie scelte?
So farmi da parte per lasciare spazio agli altri?
Quando mi è capitato di sperimentare l’amore di Dio nel dolore?

Dal Vangelo secondo Marco  Mc 6,17-29

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.