BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA
Madre, quante volte ricorre questo termine.
A dire che la morte è un passaggio, una gestazione, non è l’ultima parola.
Donne che custodiscono e accompagnano alla vita, che sanno che significa l’intreccio della vita e della morte, sanno il mistero del seme che accetta di morire per portare frutto.
Sono quelle che hanno il coraggio di restare, come terra che accoglie nel suo grembo l’uomo.
Non possono fare nulla, ma sono lì.
Donne che insegnano la compassione dello sguardo.
Gesù dalla croce vede tutto, e vedere è generare, dare la vita.
Vede la solitudine, il dolore di chi ama, di chi è perduto.
Il suo sguardo ci rende discepoli amati, ci mette accanto una madre che è la Chiesa.
Vedo questa donna piangere e ripenso a tutte le donne e agli uomini che ho visto piangere.
Al mio cuore che diventava uno con il loro e alle carezze che le mie parole e i miei poveri gesti potevano offrire.
Al silenzio, che a volte è la sola cosa che possiamo offrire.
Non dice nulla Maria, non dice nulla Giovanni.
Si guardano forse come se fosse la prima volta nelle parole di Cristo.
La donna diventa madre nel momento in cui vede, riconosce, il figlio che le è accanto.
Il discepolo diventa Figlio quando impara ad accogliere la vita dell’altro, quella che gli viene consegnata sotto la croce.
Da questo amore si viene partoriti, del prendersi con sé, l’uno nella vita dell’altro.
Del prendere il dolore dell’altro e ascoltarlo. Custodendolo.
Gesuiti-getupandwalk
Rifletto:
Cosa o chi consegneresti allo sguardo di Gesù dalla croce?
Che significa per te accogliere Maria come madre?
Cosa vedi accanto a te?
Vangelo secondo Giovanni Gv 19,25-27
In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».
Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!».
E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.