SAN MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA
Alcune persone possiedono un dono particolare:
quando le incontri è come essere avvolto da un profumo dolce e frizzante, che regala una sferzata di freschezza e di benessere.
Le riconosci dallo sguardo profondo e attento che ti permette di immergerti in esso, di leggerlo come un libro aperto.
E quando si allontanano, ne senti immediatamente la mancanza.
E se sei attento come Matteo pubblicano, puoi trovare anche una chiave, quella della porta segreta che non sei ancora riuscito ad attraversare.
La chiamata dell’appostolo Matteo conferma che gli incontri veri sono quelli che avvengono tra sguardi e volti.
Quando non c’è di mezzo lo sguardo, il volto, non c’è comunicazione, ma l’inganno, diffidenza, istinto di difesa.
Sono sempre gli occhi a dire le parole più belle e più vere.
Un cieco diceva che il motivo di sofferenza più acuta per la sua infermità è costituito dall’impossibilita’ di accarezzare con lo sguardo il volto di una persona.
È urgente restituire al nostro sguardo semplicità e dolcezza, per guardare gli altri con gli occhi di Gesù
Don Nikola Vucic
Rifletto sulle domande
Di quale banco delle imposte sono prigioniero, oggi?
Come vivo la fragilità del giudicare? Cosa la innesca, cosa la libera?
In quale ambito della mia vita, o attraverso quali incontri, riconosco il dono della misericordia desiderata dal Signore per me?
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 9.9-13
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».