Venerdì- III settimana di Pasqua
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Commento e riflessioni
Mangiamo
in modo vorace, disordinato, compulsivo.
Non perché sia necessario,
ma per riempire lo stomaco oltremisura,
per soddisfare i piaceri della gola,
per ingordigia,
per disordine.
Evidenza di tutto questo?
Mangiamo spesso da soli.
Ma non è certo del pane che dà la vita
che ci stiamo nutrendo in questo modo.
Perché di quel pane
ci si nutre insieme ad altri uomini e donne
che si riconoscono come propri fratelli e sorelle.
È pane semplice ma condiviso.
Poche pagnotte ma saziano tutti.
Perché è spezzato e dato.
CarezzadelloSpirito
@donfrancescoargese
Rifletto
Quando il farsi mangiare di Gesù è stato per me scandalo, motivo di inquietudine o abitudine?
Che alimento è per me la sua vita?
In quali luoghi della mia vita mi sento chiamato a farmi cibo per gli altri?