Martedì- VII settimana del T. O.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà».
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato»
Commento e riflessioni
Quanto siamo meschini, quanto siamo piccini, nella nostra piccola fede!
Anche noi, a volte, facciamo come gli apostoli.
Gesù attraversa la Galilea, ma non vuole che lo si sappia: attraversa le nostre vite senza fare clamore, in punta di piedi, senza irrompere nelle nostre scelte e a noi, più intimi, ci parla di essere disposto ad andare fino in fondo, finanche a morire, pur di non rinnegare la predicazione sul vero volto di Dio.
Ma noi, come gli apostoli, siamo troppo concentrati sulle nostre piccole cose di Chiesa, i nostri piccoli privilegi, le nostre piccole lotte intestine, i nostri piccoli schieramenti, per accorgerci di quello che il Signore fa:
lui parla della sua morte, del dono di sé, e noi a parlare di chi sia più importante, di chi abbia maggiore gloria.
E il Signore, ancora una volta, invece di disperarsi per la nostra piccolezza, diventa maestro, prende un bambino e ci insegna: fra noi non dev’essere così!
Il mondo lo fa ma noi no, gli altri lo fanno ma noi no…
noi siamo come lui, totalmente donati all’annuncio della Parola e siamo tutti piccoli davanti alla grandezza e all’immensità di questo compito.
Paolo Curtaz
Rifletto
Come vivo l’esperienza della non comprensione nelle mie relazioni?
In quali relazioni mi sento libero/a di sbagliare e di domandare? E in quella con Dio?
Chi è/sono i “piccoli” che mi chiedono di essere accolti, oggi, nella mia vita?