Mercoledì – VIII settimana del T. O.
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo e Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Commento e riflessioni
Viene da piangere al pensare che Giacomo e Giovanni sono nostri fratelli, rivestiti della nostra stessa creaturale debolezza, impastati di umanità ribelle.
Nella preghiera dei figli di Zebedeo c’è il grido del nostro egoismo che ci spinge a dire noi vogliamo, senza sapere cosa chiediamo, senza la consapevolezza di quanto domandiamo, incuranti che accanto abbiamo altri fratelli che scandalizziamo con il nostro dire.
L’arrivismo è una malattia perniciosa anche tra i discepoli di Cristo, il farsi le scarpe, nella corsa ai primi posti tocca anche l’umanità di coloro che, per vocazione, sono chiamati ad essere lampade poste sul candelabro a far luce a quanti sono nella casa.
Giacomo e Giovanni, quasi ignari si accordano nel male e chiedono a Dio di assecondarli.
Quanti accordi sono frutto di compromessi e così ci intendiamo tra noi per superare gli altri, essere i migliori, preoccupati solo delle nostre cose?
Carissimi, Gesù Cristo vuole che nei suoi figli la mentalità non sia quella del mondo, ma quella della croce, la misura dell’amore è il dono, il potere è il servizio, il primo posto è l’ultimo, poiché
«… chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuol essere il primo rea voi, sarà vostro schiavo».
Vocazionale Camilliani
Rifletto
Quando le cose non vanno come voglio cosa mi aiuta Gesu a vederle da un’altra prospettiva?
In quali occasioni ho sperimentato che l’amore più grande è al servizio degli altri?