“Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore”
SAN BONIFACIO, VESCOVO E MARTIRE
In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Commento e riflessioni
Oggi si parla di qualcosa in cui il mondo non crede affatto, e che anche i cristiani praticanti dimenticano: la vita eterna, intesa qui come la vita oltre la nostra vita terrena.
Il mondo che ci circonda, i modelli di vita che ci vengono presentati, il cinema come la pubblicità, il modo di pensare a noi stessi e alle nostre cose, infatti, è totalmente chiuso in una prospettiva terrena: tutto ci spinge a pensare a noi come se fossimo eternamente giovani, eternamente sani, eternamente belli, sempre smart e sempre in carriera.
Si sente sempre meno parlare della morte, ma il riflettere su questo è principio di sapienza.
Infatti introdurre l’idea della morte, così ben occultata dall’Occidente, significa introdurre l’idea che questo mondo esisterà anche quando non ci sarò più, e che dunque esso ha un significato che io non creo, non invento, ma che trovo, e al quale devo adeguarmi.
Come è essenziale da dove vengo, la mia storia, i miei genitori, la mia famiglia, così lo è capire dove vado.
Ma il “dove vado” non è la morte: è una fedeltà di Dio che passa attraverso la mia vita, e che va oltre la vita stessa, perché Dio non è un Dio dei morti, ma dei vivi.
E in Lui tutti vivono.
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Rifletto
Cosa mi aiuta a credere nella vita dopo la morte?
Cosa mi rattrista, se penso alla fine della vita?
Quale speranza affido oggi al Signore?