“Giovedì- XXIII settimana del TO”
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Commento e riflessioni
Una fede che spera anche “a distanza”: sembra essere questa la condizione di questo centurione preoccupato per la vita di un suo servo.
Un non ebreo, che sente parlare di Gesù, di come opera, di come è vicino a chi è ammalato, povero, piccolo, e che quindi ha la capacità di mettersi in quell’attesa di salvezza che solamente potrà salvare il suo servo.
Bisogna veramente avere fede per poter chiedere il gesto di guarigione a Gesù, il quale si incammina per questo incontro di salvezza, e viene prevenuto dallo stesso centurione con una dichiarazione di fede che fa dire a Gesù «neanche in Israele ho trovato una fede così grande!».
Chissà se noi, che riconosciamo in Gesù il Dio della nostra vita e della nostra speranza, abbiamo veramente fede in lui, nella sua presenza tramite lo Spirito, o non piuttosto andiamo sempre un po’ in cerca di qualche incontro privilegiato… oggi veniamo sfidati a rapportarci con fede in lui anche a distanza, anche senza pretendere un suo intervento diretto.
In fondo, questa è la nostra condizione odierna, con la consapevolezza – e qui sta anche per noi la cifra di una fede che sa vivere nell’oggi – che anche “a distanza” il Signore è presente, agisce e salva.
Lino Dan SJ-getupandwalk
Rifletto
Cosa chiedi oggi al Signore?
Quando ti è sembrato che la tua fede ti salvasse?