DIOCESI DI CALTANISSETTA

Dal Vangelo Secondo Luca 7, 11-17

“Martedì-XXIV settimana del T.O.”

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Commento e riflessioni

Il Vangelo ci riporta al funerale di un giovane, figlio unico di una madre vedova.
Possiamo immaginare lo strazio.

Perdere un figlio è devastante.
Una morte del genere è un affronto a qualsiasi nostro istinto.
È uno strappo nel cuore e nella carne.
È una rottura dell’ordine generale delle cose.
È una contraddizione terribile.

Ogni genitore vorrebbe essere al posto del figlio nella bara.
Ma ecco Gesù che si avvicina e con voce decisa ferma il funerale, risuscita il giovane e lo restituisce alla madre.

Possiamo immaginare la gioia della mamma!
Solo la fede si oppone alla morte come fine di tutto.

La sola consolazione che possiamo offrire alla persona in lutto è dirle che Gesù ha vinto la morte e che essa non è altro che l’ingresso alla vita nuova; che Dio è Padre buono e che tra le Sue braccia nulla andrà perduto…
Senza la fede, la morte rimane una contraddizione insopportabile

Don Nikola Vucic

Rifletto
Nel brano la madre vive un pianto muto: quando piango, il mio pianto che sapore ha?
Gesù “patisce assieme” alla madre viva e sofferente (e non al ragazzo morto): cosa significa questo per te?