“Mercoledì-XXVIII settimana del T.O.”
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Commento e riflessioni
Il “guai a voi” di Gesù ricorda quello che i genitori indirizzavano ai figli,
quando intendono tenerli lontano da qualcosa di dannoso per la loro vita e per la loro anima.
E’ lo stesso monito che Gesù indirizzava,
allora,
agli uomini “religiosi” di quel tempo,
ai farisei e ai dottori della Legge,
pur sapendo che,
così come talvolta accade ai genitori,
probabilmente non lo avrebbero ascoltato.
Questo stesso monito,
oggi invece Gesù lo indirizza a noi,
a tutti noi,
invitandoci con forza a essere “veri” nel nostro essere credenti.
A vivere cioè una religiosita’ che sappia di “vero”,
perché essa racconta al mondo il nostro rapporto con Dio,
che non sopporta falsita’.
Religiosità che non puo’ essere cosa morta,
o di facciata,
come quella di “un sepolcro imbiancato”,
ma che deve essere fresca e bella come quella di un fiore di primavera.
“Guai a voi che pagate le decima sulla menta,
sulla ruta,
e su tutte le erbe,
e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio”.
Se la riferiamo a noi,
questa frase,
sembra quasi che Gesù voglia dirci:
“Guai a voi che andate a Messa,
recitate il Rosario,
fate tante preghiere,
che però somigliano ai gesti magici,
volti a ottenere la benevolenza Divina,
più che a gesti di fede fatti con amore”.
“Queste invece erano cose da fare,
senza trascurare quelle”.
Come a dire:
“Sono cose giuste da fare,
ma vanno fatte col “cuore” giusto,
colmo d’Amore per Dio e il prossimo.”
Se fatte con amore,
esse produrranno amore,
e ci faranno crescere in esso.
Avranno il sapore dell’autenticità.
Saranno gesti benedetti.
Che non vivremo come un peso.
Perché quella Messa,
quel Rosario,
la nostra stessa “religiosità”,
sapranno della vera essenza di noi,
e a chi osserva,
parleranno di Dio.
Di un Dio vero.
Vivo.
Presente.
Amico.
Dolce.
Sorridente.
Dobbiamo imparare a essere veri
in ogni cosa che facciamo.
Veri come Dio è vero.
Autentici,
come Dio è autentico.
Sia benedetto Gesu’,
Dio che ci guida a guardarci dentro.
Per portarci alla vita vera,
che è stare con Lui per sempre.