“SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, VESCOVO E MARTIRE”
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite.
Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo: dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccarìa, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione.
Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito».
Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Commento e riflessioni
Gesù oggi assume dei toni sicuramente duri.
La sua severità è diretta contro i farisei e i dottori della Legge, coloro che avrebbero dovuto guidare il popolo di Israele nel suo cammino con Dio.
Essi, invece, nel voler difendere un rigorismo religioso esagerato, e, purtroppo, anche dei privilegi personali, chiudono le porte alla relazione con il Signore e non si accorgono di quelle persone che invece sono portatrici di questa relazione: i profeti.
Profeti che vengono anche perseguitati e uccisi.
Cosa può dire a noi questa parola oggi? Certamente ci chiama a vigilare.
I farisei avevano la presunzione di essere giusti.
Quando anche noi entriamo in questa presunzione, corriamo il rischio di ergerci a giudici e non ci accorgiamo di come il Signore ci parla attraverso molti profeti.
Siamo convinti di avere una relazione profonda con il Signore, di essere con Lui e poter insegnare ad altri.
Il Signore ci ricorda che la relazione con Lui e tutto quello che ne nasce di buono è dono Suo e come tale non è prerogativa di alcuni soltanto, ma è aperta gratuitamente a tutti.
Tutti possono essere depositari di una parola dello Spirito o di un dono – e tutti camminiamo insieme dietro al Signore e abbiamo bisogno gli uni degli altri nelle nostre fragilità.
Non esiste chi è arrivato.
L’antidoto per non diventare giudici è sentirsi discepoli, sapersi sempre in cammino nella vita.
Questo ci relativizza e ci aiuta a vedere noi stessi e gli altri con misericordia, sapendo accogliere gli spunti per la nostra crescita.
Daniele Ferron-getupandwalk