Mercoledì della XX settimana del tempo ordinario
“Perchè io sono buono”
Avete fatto caso al muoversi dell’orologio,
in questo brano del Vangelo?
Anche se si parla di “uomini al lavoro”,
c’è un ritmo lento e ben scandito in questa storia,
che colpisce e coinvolge.
il padrone della vigna esce all’alba; (lodi matturine)
Poi alle nove del mattino (ora terza);
Ancora a mezzogiorno (ora sesta);
Verso le tre (ora nona);
Verso le cinque (vespri).
Questo periodo di tempo,
è il tempo della nostra vita.
Che è una liturgia di lode.
Chi è chiamato da ragazzo (all’alba), chi da giovane (alle nove),
chi da maturo (a mezzogiorno)
chi addirittura da vecchio (verso le cinque).
In ogni stagione della vita il Signore esce e chiama.
C’è chi risponde prima,
chi risponde dopo.
Chi non risponde proprio.
Ogni stagione della vita è comunque buona per andare a lavorare nella vigna del Signore.
In ogni caso,
sia che abbiamo risposto prima,
sia che abbiamo risposto dopo,
o che non abbiamo risposto proprio,
arriverà la sera (compieta).
E ognuno avrà la propria retribuzione.
Per tutti giusta.
Chi non ha lavorato,
non dovrà lamentarsi se niente avrà ricevuto.
Ma neppure chi ha lavorato nella vigna lo dovrà fare.
Perché la moneta con cui siamo pagati è Dio stesso.
Che non fà preferenze di persone.
Ne’ concede favori alla maniera umana.
Ma se qualcuno per caso pensa questo,
ecco la parte finale.
Il Signore ci ricorda che Lui è buono e giusto.
Non fà torti.
Non sfrutta.
Essere chiamati a lavorare per Lui, nella sua vigna,
fin dalla prima ora,
o comunque da più tempo,
è grazia e benedizione in più.
Anche se più si è faticato.
Capita spesso di trovare persone che dicono:
“Magari avessi conosciuto il Signore prima…….. Quanti errori avrei evitato….. Quanto tempo non avrei sciupato…..”
Il Signore ci aiuti a capire questo,
e a benedire la sua bontà.
Ma nel frattempo,
un’altra domanda
scende nel cuore.
L’orologio continua a scandire lo scorrere del tempo.
Io questo tempo,
come lo sto’ impiegando…..?
Sia beneretto Gesù Cristo,
nostro Signore.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».