Sant’Agostino
Qual è l’elemento che fa la differenza tra i primi due servi e il terzo?
La paura.
I primi due sono coraggiosi, generosi, concreti;
riconoscono la grande fiducia del padrone che gli ha affidato tutta quella ricchezza e si giocano per raddoppiare quello che hanno ricevuto.
Ma il terzo servo ha paura e sotterra tutto.
Vive nel terrore.
Si accontenta di restituire il talento conservato.
Rileggo il brano di Matteo e sento forte, viva e attuale questa Parola.
Quante delle nostre comunità vivono come il servo che si accontenta,
frenate dalla paura, ripetitive e pigre!
Quanti cristiani confondono l’umiltà con l’elegante rifiuto delle proprie responsabilità e sotterrano il tesoro prezioso che è stato dato loro in dono.
Tutta questa paura che frena e rende ripetitiva e dimissionaria la nostra vita cristiana, dipende anche – o soprattutto? – dall’idea di Dio che custodiamo nel cuore.
Questo è il centro. Non solo della parabola, ma del Vangelo.
Trovo ancora molti cristiani che pensano a Dio come a un ragioniere spietato che ci registra in partita doppia; o come a un poliziotto sadico che si diverte a staccare multe salate per ogni nostra infrazione; o come a un enorme “devotimetro” fa’ che piovere dal cielo favori e preferenze in base ai meriti acquisiti sul campo di battaglia. Questo è un incubo, non è il Dio rivelato da Gesù di Nazareth.
Spetta a noi decidere che fare di questo dono. Scoprirci figli e metterci in gioco nell’amore, o rimanere all’ombra dei nostri fantasmi e deprimerci mentre ci scaviamo la fossa per sotterrare l’amore…
E tu, che pensi di fare?
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 25,14-30
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».
Parola del Signore.