XXII domenica del tempo ordinario
Può esserci,
per un genitore,
cosa più brutta del rendersi conto che i suoi figli,
i suoi amati figli,
lo “amano” per “dovere” ,
perché “è giusto farlo”,
ma senza coimvolgeimento del cuore?
Con lui non hanno una relazione,
non sanno cosa gli piace,
cosa desidera.
Non riescono a capire se è felice o se soffre.
Praticamente,
non lo amano.
“Ho fatto bene il mio dovere,
sono a posto”.
Tutto e’ improntato al più puro formalismo.
Se questo modo di fare,
non è corretto nei confronti di una persona a noi vicina,
non lo è neppure con Dio.
Che e’ a noi vicino,
che e’ vivo,
che desidera essere presente nella nostra vita. ,
E che desidera intessere una relazione d’Amore,
proprio come qualunque altro genitore.
Se oggi cogliamo questo sofferenza di Gesù,
se l’ascolto di questo brano del Vangelo suscita in noi la domanda :
“Anch’io agisco così?”,
credo che possiamo essere contenti.
Qualcosa in noi,
si sta’ muovendo,
siamo
sulla buona strada.
Questa domanda infatti,.
nasce solamente nel cuore di chi si pone il problema.
E il problema se lo pone chi,
pur fra mille difficoltà,
ha iniziato un cammino da “figlio vero”.
Il nostro partecipare alla Santa Messa,
il nostro metterci a pregare,
da oggi,
non sia dovere,
ma amore.
Sia cercare un incontro con Lui.
E allora ogni nostro gesto,
anche rituale,
si riempirà di significato,
perché sarà piena di Lui.
Sia benedetto Gesu’,
Dio vero.
Dal vangelo Mc 7,1-8.14-15.21-23
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: “Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?”.
Ed egli rispose loro: “Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. E diceva [ai suoi discepoli]: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.