Mercoledì della XXVI settimana del tempo ordinario
Quale discepolo è in grado di seguire un Maestro del genere?
Così innamorato del Padre, così appassionato nel raccontarlo, così determinato nel volgersi verso Gerusalemme e iniziare a camminare?
Non è adatto a questa avventura chi fa della propria fede un nido, una cuccia rassicurante in cui essere coccolato e protetto dal mondo ostile, perché non ha dove posare il capo il Signore.
Non è adatto a questa sfida chi mantiene in piedi legami mortiferi e mortificanti (anche quelli famigliari!), continuando a seppellire relazioni.
Non è adatto al compito chi si volge indietro, nostalgico del passato, facendo della propria esperienza il metro di giudizio.
Così come vuole vedere se ha tenuto dritto l’aratro, se è stato coerente e integerrimo perché la vita, in realtà, è un percorso tortuoso, fatto a zig-zag, e non va giudicata.
Vuole discepoli liberi, il Signore, che abbiano il coraggio di osare, di lasciarsi amare, di amare senza vincoli.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,57-62
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».