SANTA ELISABETTA DI UNGHERIA
Che mistero siamo, che mistero è l’essere umano, che mistero di libertà inebriante ci abita!
Dio ci ha creati per amore, perché egli non può che amare, e ci ha lasciati liberi di cercare il suo volto, ci ha lasciati liberi nella (bella) caccia al tesoro che è la vita.
E quando ha visto che ci stavamo perdendo, nonostante tutti gli indizi, ci ha inviato il suo Figlio Gesù a svelarci il percorso.
Ma niente, fatichiamo, ci perdiamo, ignoriamo le sue parole.
Lasciamo che la parte oscura domini la nostra vita, tendiamo alla violenza, alla divisione, lasciamo dilagare la rabbia e il l’ingiustizia.
E, di colpo, Gesù si rende conto di quanto sta accadendo e delle conseguenze del rifiuto all’accoglienza del suo messaggio.
E scoppia a piangere. L’orgoglio, in parte giustificato, della ricostruzione del tempio sta annebbiando la vista dei devoti, sarà proprio il tempio ad essere raso al suolo. Ci impressiona il dolore di Dio, perché chi ama mette in conto anche il rifiuto.
Siamo liberi, sempre, la nostra vita è una continua scelta di campo.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 19,41-44
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».