Giovedì – VII settimana di Pasqua
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Commento e riflessioni
Qual’è il frutto più bello del genere umano?
La comunione fra gli uomini.
Le relazioni di comunione sono la prova del nove del nostro rapporto con Dio.
È ciò che segna il legame con Dio.
A pensarci bene non c’è fede senza lo sforzo sincero, pur con tutti i nostri limiti, di accoglienza, di ascolto, di comprensione del prossimo.
L’ascolto del cuore del fratello e della sorella diviene un atto di avvicinamento a Dio, cioè una preghiera.
L’unità, prima di essere una fatica umana, è un dono divino.
A noi il compito di custodirla, farla crescere, celebrarla.
E curarla quando è ferita da conflitti, dissapori e rancori.
Oggi chiediamo la grazia di essere tessitori di unità, malgrado i limiti e le ferite delle nostre relazioni.
Vocazionale Camilliani Roma
Rifletto
In quale luogo della tua vita ti senti unito e unificato?
Chi ti fa sentire davvero accolto?