DIOCESI DI CALTANISSETTA

Salmo 59 (58) – Domanda di protezione dagli aggressione

 

Liberami dai nemici, mio Dio,

difendimi dai miei aggressori.

Liberami da chi fa il male,

salvami da chi sparge sangue.

Ecco, insidiano la mia vita,

contro di me congiurano i potenti.

Non c’è delitto in me, non c’è peccato, Signore;

senza mia colpa accorrono e si schierano.

Svégliati, vienimi incontro e guarda.

Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele,

àlzati a punire tutte le genti;

non avere pietà dei perfidi traditori.

Ritornano a sera e ringhiano come cani,

si aggirano per la città.

Eccoli, la bava alla bocca;

le loro labbra sono spade.

Dicono: “Chi ci ascolta?”.

Ma tu, Signore, ridi di loro,

ti fai beffe di tutte le genti.

Io veglio per te, mia forza,

perché Dio è la mia difesa.

Il mio Dio mi preceda con il suo amore;

Dio mi farà guardare dall’alto i miei nemici.

Non ucciderli, perché il mio popolo non dimentichi;

disperdili con la tua potenza e abbattili,

Signore, nostro scudo.

Peccato della loro bocca è la parola delle loro labbra;

essi cadono nel laccio del loro orgoglio,

per le bestemmie e le menzogne che pronunciano.

Annientali con furore,

annientali e più non esistano,

e sappiano che Dio governa in Giacobbe,

sino ai confini della terra.

Ritornano a sera e ringhiano come cani,

si aggirano per la città;

ecco, vagano in cerca di cibo,

ringhiano se non possono saziarsi.

Ma io canterò la tua forza,

esalterò la tua fedeltà al mattino,

perché sei stato mia difesa,

mio rifugio nel giorno della mia angoscia.

O mia forza, a te voglio cantare,

poiché tu sei, o Dio, la mia difesa,

Dio della mia fedeltà.

Commento

Il salmo presenta la preghiera di un giusto che abita in Gerusalemme, diventata preda delle soldatesche di Antioco V Epifane (169 a.C. 2Mac 5,15s). Antioco V conquistò Gerusalemme, depredò i tesori del tempio e avviò un processo di paganizzazione della città. Il giusto, probabilmente un sommo sacerdote, difende la Legge di Dio, ma è braccato per farlo morire. I soldati acquartierati nella città vi ritornano di sera seminando orrore: “Ritornano a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città; ecco, vagano in cerca di cibo”. Il salmista chiede a Dio di non uccidere nemici, ma solo di abbatterli, di scompaginarli, di sottometterli ad un castigo duraturo nel tempo affinché Israele veda come Dio punisce gli empi e stia lontano dal peccato, poiché nel passato si è contaminato e l’attuale situazione di Gerusalemme n’è la terribile conseguenza. Il salmista non si scoraggia e pieno di fervore termina la sua preghiera professando la sua fiducia in Dio: “Tu sei, o Dio, la mia difesa, Dio della mia fedeltà”.

Anche in questo salmo alcune parti non entrano nella recitazione cristiana, dato il loro carattere d’astio e di maledizione.

Magnificat

L’anima mia magnifica il Signore *

e il mio spirito esulta in Dio,

mio salvatore,

perché ha guardato l’umiltà

della sua serva. *

D’ora in poi tutte le generazioni

mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente *

e santo é il suo nome:

di generazione in generazione la sua misericordia *

si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza

del suo braccio, *

ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

ha rovesciato i potenti dai troni, *

ha innalzato gli umili;

ha ricolmato di beni gli affamati, *

ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, *

ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,*

ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre.

Gloria al Padre e al Figlio *

e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre *

nei secoli dei secoli. Amen.